martedì 8 ottobre 2013

Il peggior Milan dell'era Berlusconi

Non è un gran momento per Berlusconi, che domenica sera ha dovuto assistere anche a un Milan al punto più basso della sua era. Una squadra senza qualità, sconclusionata, che ha palesemente mollato speranze e allenatore. Una miseria calcistica, detto senza volontà d’offendere, ma sottolineando come storia e tradizione del Milan debbano pretendere ben altro scenario rispetto a quello esibito allo Stadium.

In campo e fuori, Mexes e i cori stupidi e inutili che hanno causato la chiusura di San Siro. Non che, francamente, la nostra curva mi sia piaciuta di più. Dall’allusivo, peloso e per molti versi odioso inno di Mameli cantato durante il minuto di silenzio per le vittime di Lampedusa all’inutile striscione alla fine del primo tempo (“Tribuna: andate, il buffet è pronto”), che sottende il falso assioma per cui per essere tifosi veri bisogna soffrire in piedi con qualche capetto che ti ordini che cosa cantare e che cosa fare. Ma questo è un male soltanto italiano e non è chiudendo i settori che si estirpa. Anzi, si rischia di compattarli. Lo striscione del San Paolo “Napoli colera. E ora chiudeteci la curva” dimostra che quando c’è da schierarsi contro l’autorità, le curve non guardano ai colori.

Si sarà notato che fatico a commentare Juve-Milan. Anche perché non mi sono lasciato abbagliare dal risultato. Ripeto: il Milan è troppo poco per regalarmi emozioni. Sottolineo però le risposte che sono giunte apposta per sminare alcuni malumori sottotraccia.

Il primo, lampante, riguarda Giovinco. L’uomo che non sembrava mai decisivo, scivolato al quinto posto nella gerarchia dell’attacco bianconero. Un gol così bello va dedicato a tutti quelli che si stavano dimenticando di lui. E tra questi non c’è Conte, che dal canto suo ha messo a sedere chi gli contesta che non sa leggere la partita in corso.

Mentre tutto lo Stadium acclamava Llorente, lui ha buttato nella mischia la Formica Atomica, sapendo che la difesa rossonera poteva essere scassinata col gioco a terra, rapido, e quello dopo due minuti dimostrava quanto avesse ragione. Prima ancora s’era inventato un Pogba di fascia che, dopo l’insostenibile timidezza di Padoin, ha finalmente attaccato Constant, mandandolo in bambola e creando l’uomo in più.
Per il resto, ogni critica naufraga davanti al tabellino di sei vittorie e un pareggio su sette partite.

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